“Vino, dono degli dèi”
- 31 ott
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Al MUVIT di Torgiano il mistero del vino etrusco si mostra al pubblico
a cura di Redazione The Art of Wine
Un viaggio affascinante nel tempo, dove mito e archeologia si incontrano nel segno del vino.
Al Museo del Vino di Torgiano, il nettare di Bacco diventa chiave di lettura di un’antica civiltà grazie alla mostra “Vino, dono degli dèi”, che presenta per la prima volta al pubblico circa sessanta reperti inediti provenienti dalla Tomba 58 della Necropoli dell’Osteria di Vulci.

I ritrovamenti, presentati il 24 ottobre 2025 nella Sala Sant’Antonio della piazza di Torgiano, arrivano direttamente dal cuore dell’Etruria, dove la Fondazione Vulci, sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, ha portato alla luce un sepolcro rimasto intatto per oltre 2600 anni.
Dalle anfore ai pithoi, dalle coppe e agli oggetti in bronzo, ogni manufatto racconta una storia di riti, banchetti e libagioni, rivelando il ruolo sacro e sociale del vino nel mondo etrusco. Tra i reperti più sorprendenti, un calderone con resti di un grappolo d’uva, forse antenato del Sangiovese, e un’anfora con l’iscrizione “io (sono) di Velχa Felusna”, una sorta di etichetta primordiale che testimonia una cultura già raffinata del vino e della sua identità.
“Siamo orgogliosi di aver contribuito al restauro e alla valorizzazione di questi importanti reperti – afferma Teresa Severini, presidente della Fondazione Lungarotti – e ancor più felici di accoglierli al Museo del Vino, dove dialogano naturalmente con la nostra collezione e con il racconto millenario della cultura del vino.”

La Tomba 58, maschile e databile alla fine del VII secolo a.C., offre una rara finestra sull’aristocrazia etrusca: i rituali del simposio, le offerte agli dèi e la presenza delle donne ai banchetti, a differenza della tradizione greca, svelano una società complessa, in cui il vino era al tempo stesso simbolo di prestigio e ponte tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 5 luglio 2026, nell’ambito del progetto “TraMusei” della Fondazione Lungarotti, che promuove reti di collaborazione tra istituzioni culturali con il contributo della Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali del Ministero della Cultura.
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