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Michele Lorenzetti: la biodinamica come scienza della vita del suolo.

  • 14 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

SUOLO VIVO E AGRICOLTURA RESPONSABILE.

MICHELE LORENZETTI FIRMA IL PRIMO LIBRO ITALIANO SULLA BIODINAMICA


a cura di Donato Notarachille


Conoscere l’agricoltura biodinamica è molto più di un manuale tecnico!

 


C’è chi della biodinamica ha sempre diffidato, liquidandola come un insieme di pratiche esoteriche, e chi invece l’ha abbracciata con entusiasmo quasi dogmatico. In mezzo, lo spazio della concretezza: quello che Michele Lorenzetti occupa da oltre venticinque anni, lavorando ogni giorno tra vigne, cantine e aziende agricole. Biologo, enologo, consulente e vignaiolo, Lorenzetti ha appena firmato con la Libreria Editrice Fiorentina un volume che rappresenta una piccola svolta editoriale: Conoscere l’agricoltura biodinamica è infatti il primo libro sul tema scritto da un autore italiano, e si inserisce nella storica collana dei Quaderni di Ontignano, accanto a titoli come La rivoluzione del filo di paglia di Masanobu Fukuoka o La terra è viva di Mario Incisa della Rocchetta.


Michele Lorenzetti con il suo libro

Il taglio del libro non è quello del catechismo per adepti, né quello del manuale didascalico: Lorenzetti costruisce un racconto che intreccia inquadramento storico-filosofico e istruzioni pratiche, riflessioni sul ruolo dell’agricoltore e dettagli tecnici sui preparati biodinamici — dal cornoletame (500) alla cornosilice (501) fino ai preparati da cumulo —, sul compostaggio, sull’humus come matrice di fertilità. In un passaggio dedicato al senso del lavoro in biodinamica, l’autore chiarisce che “in agricoltura biodinamica, la vitalità è il punto centrale”; e, entrando nel merito dei preparati, precisa: “Il cornoletame non è un semplice concime, bensì un vero e proprio attivatore biologico, capace di stimolare e organizzare la sostanza organica presente nel suolo”.


“La biodinamica richiede metodo, rigore e senso di responsabilità” spiega Lorenzetti in uno dei passaggi iniziali di un testo che appare chiaro, diretto, che non arretra davanti alle questioni più spinose: le ambiguità di chi applica la biodinamica in maniera superficiale e i limiti di una certa scienza riduzionista che ha impoverito i suoli e il cibo.


Non c’è contrapposizione sterile tra “scienza” e “spiritualità”: piuttosto, l’idea che solo un approccio multidisciplinare possa restituire vitalità alla terra e garantire un’agricoltura sostenibile. Come si legge nelle pagine dedicate al dialogo con la ricerca, “la scienza oggi […] ha maturato la consapevolezza che molte manifestazioni del mondo naturale sono spiegabili solo attraverso una fitta rete di connessioni” e “la biodinamica non si contrappone alla scienza, ma vuole ampliarne la visione”. Anche sul versante della divulgazione, Lorenzetti non fa sconti: “Chi si occupa della diffusione del metodo ha infatti il dovere di trasmetterne correttamente i principi, poiché la biodinamica, basandosi su strumenti vitali, deve necessariamente essere praticata con la massima precisione e rigore”. E, ricordando una massima steineriana che ricorre nel volume, ribadisce il cuore agronomico della pratica: “Ogni concimazione deve consistere in una vivificazione del terreno”.


Il percorso personale dell’autore è parte integrante della narrazione: dalla laurea in Biologia a quella in Viticoltura ed Enologia, dall’incontro con Carlo Noro (con cui ha fondato la scuola di formazione “Professione Biodinamica”) alla nascita della sua azienda, Terre di Giotto, nell’Appennino toscano. Senza dimenticare l’attività di consulente che lo ha portato in Francia, Croazia, Slovenia, Cipro e Argentina, e la certificazione come Demeter International Biodynamic Advisor.



In fondo, Conoscere l’agricoltura biodinamica è il ritratto di un uomo che ha fatto della terra la sua palestra quotidiana e della biodinamica un metodo per rigenerare suolo, piante e coscienze. “L’obiettivo principale di chi applica la biodinamica è costruire una solida base per la conservazione del suo patrimonio più importante: il suolo”, scrive l’autore, ricordando che “il suolo coltivato è un organismo che vive di forze che devono essere nutrite, rafforzate e rinnovate nel tempo”. Il libro si chiude con una chiamata alla responsabilità, che è insieme agronomica, culturale e civile: “L’uomo ha creato l’agricoltura, l’agricoltura produce il cibo, il cibo nutre il pensiero. Il futuro del pianeta è nelle nostre mani.”



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