La kylix a occhioni e lo sguardo di Medusa
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 2 min
Fondazione Lungarotti per The Art of Wine
a cura di Andrea Amadei
Con questo articolo dell’archeologo Lorenzo Lepri inauguriamo la rubrica dedicata alla storia e all’arte del vino e dell’olio in collaborazione con il MUVIT (Museo del Vino di Torgiano) e il MOO (Museo dell’Olivo e dell’Olio). Attraverso il patrimonio artistico di questi splendidi luoghi di cultura ripercorriamo i rituali affascinanti di due culture millenarie che non passano mai di moda.

Le luci soffuse e calde delle lucerne a olio, il chiacchiericcio allegro dei commensali, avvolti nelle loro vesti variopinte, musica di sottofondo a scandire i movimenti dei danzatori, in mano una splendida kylix attica, una coppa di grande lusso ed eleganza che i nobili etruschi usano, anche, come oggetto di rappresentanza. Stai per bere un sorso di vino rosso, forse un antenato del sangiovese, dal sapore corretto con miele ed erbe aromatiche, sapientemente mescolato con acqua affinché l’ebbrezza non prenda il sopravvento. Sollevi la coppa e ti trovi a fissare, sul fondo della kylix, un paio di occhi grandi e spalancati, dei capelli a ciocche disordinate e un ghigno demoniaco, con la lingua sporgente, che ti gela il sangue: è una Gorgone, mostro infernale alato, con chioma serpentina e zanne di cinghiale, il suo sguardo tramuta in pietra chi la guarda. Si chiama Medusa, fanciulla sedotta e abbandonata da Poseidone nel tempio di Atena, trasformata in mostro dalla dea stessa, uccisa poi da Perseo.
Sui fianchi della kylix, tra le grandi coppie di occhi dipinte che le danno il nome, la figura centrale non è Dioniso o un satiro, come spesso accade, ma un cavaliere. Tutti questi elementi sono frutto di una scelta precisa, un programma iconografico che ha lo scopo di “proteggere” il possessore della coppa: i grandi occhi e l’aspetto terrificante di Medusa lo fanno su un piano “magico” mentre il cavaliere, che rappresenta l’ideale eroico, lo fa su un piano più terreno e concreto. E poi c’è l’aspetto ludico, fondamentale nel contesto del simposio; la forma peculiare della kylix e i grandi occhi che la decorano, servono a riprodurre una sorta di maschera che viene “indossata” da chi sta bevendo sovrapponendosi ai suoi lineamenti.

Forse la presenza di Medusa sul fondo serviva da monito, un “bevi responsabilmente” ante litteram, ricordando ai partecipanti al simposio il sottile, ma fondamentale, confine tra l’essere una persona civile e l’essere un barbaro. Comunque sia, da più di due millenni, lo sguardo ipnotico ed enigmatico di Medusa ci cattura, proteggendoci dai malefici con l’aiuto anche di un buon vino bevuto in compagnia.
Lorenzo Lepri, archeologo della Fondazione Lungarotti
*Il pezzo fa parte della ricca collezione esposta al Museo del Vino di Torgiano della Fondazione Lungarotti
© Riproduzione riservata



